giovedì 18 marzo 2010

Pralormo - Lago Spina

Un affascinante percorso
tra prati e vigne, noccioleti e boschi
alla scoperta di nuovi scorci e panorami
immersi nell’armonia della natura
e nel silenzio dei luoghi di contemplazione!

E’ un percorso che si addice a
tutta la famigliasia percorrendolo a piedi che in bicicletta.





Dati tecnici
Lunghezza complessiva - 6 km circa (asfalto e sterrato)
Durata (tappe escluse) - 2,30 ore a piedi – 1 ora in bicicletta
Attrazzature consigliate - scarpette da trekking / mountain bike
Dislivello - 150 metri



Tappe

Pilone di San Donato. Le prime notizie risalgono al 1662 quando viene citato come “antica parrocchiale”, a testimonianza della presenza dell’antico nucleo abitato. L’attuale architettura risale al 1874, quando venne ricostruito l’edificio a spese del Comune dopo che nel 1872 venne demolita la costruzione originaria perchè oramai fatiscente.
Il Lago della Spina mutua il suo nome dal omonimo Santuario della Spina. I primi lavori per la realizzazione del lago iniziarono nel 1827 per iniziativa del conte Vincenzo Sebastiano Beraudo, ma purtroppo queste prime opere andarono perse: a quest’anno risalgono le Lettere Patenti emanate il 28 agosto del 1827 da Sua Maestà Carlo Alberto, con le quali venne dichiarata la pubblica utilità dell’opera ed approvato il Regolamento per “il buon governo delle acque del serbatoio”.
Nonostante ciò l’ambizioso progetto di creare un bacino artificiale per l’irrigazione dei prati circostanti non venne abbandonato e qualche anno più tardi per iniziativa del conte Carlo Beraudo e del Marchese Ferrero della Marmora, consignore di Pralormo, si ricominciarono i lavori. La direzione di questi venne affidata all’ingegnere idraulico Cavaliere Barabino, che realizzò un’opera di enorme prestigio non solo per le dimensioni, ma anche per l’ingegnoso meccanismo d’irrigazione di cui dotò l’invaso.
Venne infatti costruito uno sbarramento in materiali sciolti alto 20 metri, trasversale alla piccola valle del rio Torto ed in grado di contenere oltre 1.000.000 di m3 di acqua: il lago è un bacino dalla forma allungata che, nella porzione a monte, si divide in due bracci, uno volgente a sud, l’altro verso nord. Le dimensioni massime raggiungono circa 1 km di lunghezza, e 200 m di larghezza nel punto più ampio. Il fondo dell’invaso si trova ad una quota inferiore ai 281 m s.l.m., mentre la quota di coronamento raggiunge i 295,20 m s.l.m.
Sul lato sud dell’invaso si trova lo sbocco della galleria di derivazione delle acque del rio Riserasco. La galleria si presenta costruita in mattoni per uno sviluppo complessivo di circa 150 metri. Risalendo l’alveo del rio Riserasco, dopo un percorso di circa 600 metri, si incontra una seconda galleria datata anno 1901 (galleria di Montà), costruita in mattoni ed in parte rivestita in calcestruzzo; a sua volta questa seconda galleria (lunga 600 metri) raccoglie le acque drenate da un canale di gronda capace di raccogliere gli scoli dei soprastanti versanti a partire dalla località S. Vito di Montà d’Alba (CN).
Le citate opere di adduzione delle acque consentirono di realizzare un sistema di irrigazione che tramite un galleggiante raccoglieva solo l’acqua più superficiale “più fertile e tiepida”, evitando di tagliare la diga tutte le volte che fosse necessario irrigare.
Dopo l’alluvione del 1994 e i danneggiamenti alla diga in terra battuta, il livello del bacino viene mantenuto basso per ragioni di sicurezza. I lavori di realizzazione degli organi di scarico ai sensi delle attuali normative si concluderanno nel corso del 2010, consentendo nuovamente la massima capacità d’invaso.


Santuario della Beata Vergine della Spina: voluto, secondo la tradizione, dalla devozione popolare, venne costruito dopo che un’immagine della Vergine dipinta su un pilone e graffiata ad un occhio da uno spino, emise sangue.
I primi cenni storici si ricavano dalla relazione della visita pastorale del Vescovo di Asti Mons. Domenico della Rovere effettuata nel 1585. In essa si parla di gran concorso di popolo a motivo dei molti miracoli operati e si descrivono due altari presso i quali si celebrava la Messa. Da un bollettino parrocchiale, redatto da Don Carlo Pressenda rettore del Santuario nel 1925, si apprende che l’altare maggiore fu costruito nel 1632. La chiesa fu custodita da diversi ordini religiosi che abitarono nell’attiguo monastero, di cui si possono citare i Trinitari (1639-1652), i Cistercensi (1681-1797). L’edificio del monastero venne costruito a metà del Seicento su terreni donati da Gaspare Petrina, signore del luogo. Dal 1797 al 1833 il monastero appartenne ad un certo Giuseppe Farò di Torino.
Nel 1833 fu acquistato dai Marchesi Ferrero della Marmora. Nel 1877 Don Elia Francesco, in riconoscenza per l’ottenuta guarigione da una lunga malattia, risanò la Chiesa affidando il rinnovo delle pitture interne a un famoso pittore della zona, Felice Barucco, che dipinse le figure ai lati quadro della Beata Vergine e le volte. All’inizio del ‘900 il monastero passò alle figlie di San Filippo. Sono da attribuire a don Rodolfo Piglione i lavori di restauro che modificarono sensibilmente la facciata del santuario a cui vennero aggiunti i due campanili e il piccolo portico, inoltre venne abbattuta la cupola conica posta sul campanile cilindrico. Dal 1991 la proprietà è delle Suore Adoratrici del Cottolengo. La festa della Beata Vergine della Spina si celebra il 15 Agosto con la solennità dell’Assunta.



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