giovedì 18 marzo 2010

Storia

Il paese di Pralormo si adagia su una collina situata in un area di transizione tra le estreme propaggini del Pianalto e l’inizio del Roero. Il toponimo è la sintesi di due parole “pratum ad ulmum”, nome invalso probabilmente dalla tradizione longobarda di piantare piante (olmi, querce,etc.) in punti simbolici dell’abitato.

L’ultimo esemplare di olmo monumentale, che occupava l’angolo posto tra via Carlo Morbelli e piazza Vittorio Emanuele II, è caduto all’inizio del ‘900 a causa di fulmine: due fotografie dell’epoca, che ritraggono l’esemplare prima e dopo il disastro, sono conservate nella Sala Consigliare e sono incorniciate con la corteccia recuperata dal tronco.

Numerose citazioni su Pralormo compaiono nel XIII sec., ma è opinione di molti storici che l’origine sia più antica e che la localita’ sia identificabile con la “Predarolo” citata nell’atto di donazione del 14 marzo 1065 nel quale Adelaide di Susa, figlia del marchese di Susa e conte di Torino Olderico Manfredo II, cedeva diverse terre al vescovo di Asti.

Come già accennato le vicende storiche più significative per la formazione dell’attuale centro storico di Pralormo sono concentrate nei secoli XIII e XIV, che coincidono con la pianificazione territoriale portata a compimento dall’allora potentissimo comune di Asti al fine di rendere sempre più sicure le vie del commercio dei mercanti astigiani verso l’Europa. Infatti, all’inizio del ‘200 Pralormo sembra essere suddiviso tra due importanti famiglie: i signori di Anterisio e i Desaya da un lato, che controllavano il settore da Ceresole a Stuerda fino al torrente Rio Verde, e i Gorzano dall’altro, che estendevano loro influenza verso ovest fino al margine dei rilievi che si affacciano al torrente Rio Verde.

Dagli scarsi documenti rinvenuti si desume che il primo insediamento di Pralormo fosse localizzato a sud-est del paese, nella località dove oggi sorge il pilone votivo dedicato a San Donato, patrono della comunità. A testimonianza di ciò vi sono numerosi resti, anche umani, che attestano la presenza di un cimitero e dell’antico insediamento successivamente abbandonato e spostato verso l’attuale sito in conseguenza della guerra tra i signori di Biandrate e il comune di Asti.

L’autorevole esperto di storia del Roero Baldassarre Molino sostiene l’ipotesi che il nuovo centro di Pralormo sia sorto contemporaneamente a quello di altri paesi quali Poirino, Canale, Montà, Buttigliera d’Asti attorno alla metà del duecento. Nel 1276 come si desume da una convenzione con il comune di Asti, i Gorzano sembrano essere i soli signori del castello e del luogo di Pralormo. Tuttavia all’inizio del secolo XIV troviamo consignori del feudo di Pralormo i Pelletta e qualche decennio più avanti i Roero, famiglia che conserverà il feudo almeno in parte fino agli anni Venti dell’Ottocento.

Secondo il Guasco, il 17 novembre 1339 Giovanni Secondo Paleologo Marchese di Monferrato e signore di Asti, investì del luogo Manfreacio (o Manfredo) Roero. Il feudo fu variamente ripartito fra diversi consignori: alle tre linee costituite dai figli di Manfreacio si aggiunsero altre famiglie che per brevi periodi godettero di porzioni anche minime di castello, giurisdizione, beni. I secoli XVI e XVII furono molto importanti nella storia del feudo perché alla famiglia dei Roero si affiancarono nuove famiglie: i Costa della Trinità e di Polonghera, i Petrina, i Dal Pozzo di Voghera, i Beraudo, e i Ferrero della Marmora.

Tutto ciò dipese dal fatto che nel XVI secolo si estinsero due linee dei Roero la cui eredità spettò, in virtù di accordi matrimoniali, ai Costa di Arignano e di Polonghera e ai Costa della Trinità. Infatti nel 1574 Luciana e Caterina Roero ultime discendenti di Gerolamo Roero divisero l’eredità paterna. Questo atto rappresenta un momento importante della storia di Pralormo per due motivazioni: la prima è che in esso sono contenuti preziosi dati sulla storia del paese e delle cascine che facevano parte della divisione ereditaria, la seconda è che da qui iniziarono innumerevoli trasmissioni ereditarie e alienazioni che portarono nel feudo nuove famiglie.

Il 15 novembre 1679 Cristina Broglia, vedova di Giorgio Maria Costa della Trinità, cedette un terzo del feudo a Giacomo Beraudo che ne fu investito nel maggio del 1680. Giacomo, presidente del senato, ottenne anche il 20 gennaio 1680 la concessione del titolo comitale per la porzione di giurisdizione da lui acquisita sul luogo. Sempre nel 1679 Felice Ferrero della Marmora acquistò dal cognato Francesco Costanzo di Polonghera la restante terza parte del e del castello.


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